In questo racconto spesso userò il plurale ma non so pensare in forma singola quando parlo di mia cugina Lui, credetemi, ci ho provato ma proprio non riesco a staccare il suo percorso dal mio.
Succede sempre che nella vita uno, alla fine debba fare i conti con se stesso, per questo negli ultimi anni parlando con la Lui ho percepito un dolore, un dolore e una sofferenza e una insofferenza enorme.
Lui ( così la chiamavamo famigliarmente) anche se nella realtà si chiamava Giorgia. Da qui nasce anche il mistero di mia cugina, eravamo nati quasi assieme lei nell'agosto 1953 io nel novembre 1954. Siamo nati da due fratelli, uniti anche loro dalle piccole diversità che li contraddistinguevano ma uniti, sempre!.
Lui e Davide hanno sempre condiviso passioni, amori, interessi, lotte ma sopratutto tanta e tanta complicità nel confronto sempre diretto e schietto, non ci si risparmiava in nulla dalla politica al sesso, dai "morosi" alle "morose" era sempre un confronto che portava dove ha portato lei e me, ad essere quello che siamo.
Io ammiravo lei e lei ricambiava tenedomi nei giusti binari, quello che fin da piccoli la famiglia, la nostra famiglia quella dei Rizzo ci ha insegnato. Onore, Onestà, Sincerità e tanta tanta passione per difendere i diritti dei più deboli.
Amava la vita, mia cugina, una vita intensa fatta di studio e di impegno politico, un impegno che la vista sempre in prima linea, con sempre me accanto, nelle battaglie per la conquista dei diritti della donna, contro ogni forma di fascismo, su quello eravamo duri, durissimi e purissimi, nulla ci abbatteva le discussioni nei primi gruppi di Avanguardia Operaia, negli inizi di Lotta Continua, sempre li, sempre con lo slogan pronto e la bandiera in mano.
Un bellissimo periodo.
Le sere a vedere gli spettacoli di Dario Fo e Franca Rame, pum pum ... chie è? La polizia! non lo dimenticherò mai. Seduti al Cinema io con i miei anfibi e lei accanto a me non so con che moroso.
Gli spettacoli della Comune, a cantare a squarciagola Bella Ciao e l'internazionale
si, ricordi, immagini e suoni, gli odori del Turbine con i bicchieri di bianco e le dita sporche di cicchetti e fagioli.
Il gruppo nel quale recitava e cantava ( scusate ma non ricordo come si chiamava).
Ma era lei la leva propulsiva era lei che organizzava e pianificava e da lei ho imparato il guardare sempre avanti, oltre quella verità che ci imponevamo di trovare che spesso era diversa dalla nostra "verità".
I nostri pomeriggi passati a provare il Twist, il Rock and Roll, per lei, ovviamente perchè a me di ballare sinceramente non fregava una mazza. La sua insistenza nel volermi trovare una ragazza a tutti i costi e poi quando vedeva quella nuova che mi ero trovato io era sempre più bella di quelle che lei mi presentava. Donne felici le chiamava, molto felici e lo diceva sempre con una punta di sana gelosia e invidia.
I nostri sproloqui, le parole preferite, ta sboro, ti me ga rotto i cojoni, figa culo, scorese a vada e vegna ma il top del nostro modo era CULAO! Non so da dove aveva preso origine ma sto Culao ce l'avevamo sempre in bocca, lo mettevamo da pertutto.
Poi l'India, il Messico e infine il Guatemala, per me era un mito, una donna che, con accanto Cleto era irrefrenabile e costruttiva.
L'azienda un piccolo pezzo di Italia vicino all'Atlantico, ricordo mia madre. Lui ha fatto questo, Lui ha aperto quell'altro, avevo molta nostalgia di mia cugina ma la sapevo felice nel costruire qualche cosa di importante per lei ma anche per tutti noi.
Il suo costante pensiero a Franco " Battiato" il maestro lo chiamava, alle sue canzoni e ai suoi pensieri era legatissima, quasi maniacale, forse il sentire di una incipiente sofferenza?
La passione per il pensiero di Jodorowsky e dei suoi tarrocchi, quante risate e quante prese in giro tra me e Cleto la facevamo anche incazzare ma poi i pensieri, quelli veri, si manifestavano e diventavano momenti di discussione alle volte anche seria ma sempre divertente che finiva sempre allo stesso modo!
Poi il rapporto con Beatrice e Enrico nel quale rivivevo la nostra infanzia, vicina, viglie e attenta a dire a suggerire e a fare quando vedeva Enrico gli occhi avevano un guizzo indagatore, meglio non dire!
Poi la nascita di Giulia ed in seguito di Andrea avevano riacceso in lei la nostalgia di quel figlio mancato e desiderato ma aveva rivisto una possibilità che non l'ha più allontanata da noi.
Ci sentivamo spesso grazie alla tecnooogia che rende tutto più vicino e facile. Così Lui, che in realtà si chiamava Giorgia ha iniziato un rapporto speciale sempre con chi le era più accanto.
Le lunghe fiabe e i perenni ritornelli raccontate e cantati a Giulia, lo Shiva Shiva e la Giulia che ripeteva gli strani ritornelli che quella strana creatura raccontava e ripeteva con ostinata ripetitività. Oggi Giulia ricorda quelle parole. Giulia è ancora piccola ma ne sono certo un piccolo frammeto rimarrà sempre nella sua sfera di memoria.
Poi, con l'arrivo di Andrea ci faceva morire dalle risate: " Ciò el se più ben messo de Gian" credo basti come espressione che verrà compresa solo da chi la conosceva.
Una donna, mia cugina, che non potrò mai non avere accanto. Con la sua ironia, con il suo amore per gli altri, ma con una grande grande dote, l'amore per quanti le sono sempre stati accanto, ma accanto veramente!
Una donna, mia cugina, che mi mancherà, ha voluto, come mia madre, portare fino in fondo il suo volere, cocciuta e determinata.
Questo video rappresenta molto del nostro rapporto, nell' ultimo sguardo c'è tutto quello che c'era tra me e la mia ultima cuginetta.
Ciao Culao già mi manchi e so che non mi passerà presto, porto ancora le cicatrici di mia madre e questo certo non mi aiuta mi spiace solo di non esserti stato più vicino.
Dedicato a NOI, quelli con cui amava stare!
Le parole di Beatrice
Il primo ricordo che ho di te, sono delle stoffe colorate sul tavolo della nonna. Provenivano da uno dei tuoi tanti viaggi, ricordo la nonna e tutti i suoi racconti..la lui è stata in Tailandia, queste sono del Guatemala, il Brasile non so se si sbagliava e la pochette di tartaruga che avevi portato tu che lei avvolgeva in un velluto che ancora ho e tu sai...ecco cos'eri tu per me da bambina nell'immaginario, una viaggiatrice a caccia di tesori.
Poi un ricordo vivo, avrò avuto l'età della Giulia tu, avvolta in un turbante, con un giacchino colorato e tua sorella Anna riccia e rossa fuoco a Venezia ad un mercatino, poi tu che mi fissavi al matrimonio di Fabio rasata.
Ero affascinata da te e dai racconti della nonna sui tuoi viaggi..la cugina d'America, il Guatemala, il ristorante, i boungalow così un giorno decido a tua insaputa di esplorare quel luogo ed Guatemala per prima in famiglia...
Ricordo l'emozione chissà se mi accoglierai??! Le poi arrivi tu, come fossi sempre stata un essere che conoscevi ad abbracciarmi e ad accogliermi a casa.
Due anni dopo torno da sola mi ospiti torno a casa nuova con la consapevolezza che tu LUI sei entrata nella mia vita, come io nella tua.
Un percorso di 10 anni fatto di Battiato, tarocchi, vestiti, di camarones col ging seng, di chiacchiere sulla spiaggia e canzoni cantate come mongole a scuarcia gola, di telefonate infinite a parlar di cose che gli altri non capirebbero mai.
I tuoi eche ghe sboro, i pianti le risa, il ciava e vai.
Eri un inguaribile depressa romantica fuori dagli schemi ed è per questo che so che grazie al cosmo, alle fisse che, ai sentimenti che attirano, alla cura di Franco tu oggi mi sentirai..e desso vafancuo perche sino tio sa me vien da pianxer!! |